Helena Janeczek e “Il tempo degli imprevisti”: l’eredità del ‘900 nell’unicità di esistenze dimenticate
Helena Janeczek è in libreria con Il tempo degli imprevisti (Guanda), un ritorno atteso da parte della vincitrice del Premio Strega 2018 con il bestseller La ragazza con la Leica (uscito per Guanda nel 2017), nonché del Premio Bagutta, oltre che finalista al Premio Campiello.
Con Il tempo degli imprevisti la scrittrice, che è nata a Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca e vive in Italia da oltre trent’anni, torna alla narrazione di matrice storica, in cui il primo Novecento, con tutti i suoi fermenti e contraddizioni sociali, viene messo sotto la lente di ingrandimento, questa volta con una tetralogia di storie disposte secondo un ordine cronologico.
n apertura, in Le sorelle Zanetta, incontriamo Abigaille, protagonista assoluta e dimenticata del socialismo italiano e milanese di inizio secolo.
Di professione maestra, dedicò la sua vita a lottare per il movimento operaio e per i diritti delle donne, figura romantica e irriducibile, mai disposta a trattare le sue posizioni di pacifista, antifascista e rivoluzionaria a favore di un compromesso politico, fino a scontrarsi anche con Filippo Turati e Anna Kuliscioff.
La narrazione si sviluppa attraverso forme testuali differenti, che comprendono lettere, brani tratti da saggi, diari personali e articoli di giornale, ottenendo un montaggio delle parti che conferisce profondità storica e psicologica ad Abigaille e al contesto in cui ha operato.
Con Una stagione di cura ci troviamo a Merano, da poco annessa all’Italia, dove il dottor K., giunto in città in seguito a una brutta malattia e in cura presso il dottor Kohn, è convinto che qualcuno legga la corrispondenza che intrattiene con la giovane Milena.
Forma e ritmo sono ottenuti dalla commistione di voci e punti di osservazione, ora del protagonista (che altri non è che Franz Kafka), ora degli altri personaggi coinvolti, fra medici, locandiere, infermiere e persino una spia.
L’ultimo autunno è forse il più lirico e intimistico dei quattro testi. La vicenda prende spunto dalla vita di una figura storica collaterale, Mary de Rachelwitz, figlia di Ezra Pound e della violinista Olga Rudge, inizialmente non riconosciuta dal padre e affidata a una famiglia di contadini della Val Pusteria.
Anche in questo caso, come nel testo precedente, l’autrice non svela apertamente le carte della verità storica, pur non nascondendola, così da mantenere e anzi potenziare la dimensione favolistico-surreale ottenuta dalla ectoplasmatica voce narrante.
Quest’ultima, la cui natura e identità viene svelata solo all’ultimo, si rivolge in seconda persona a lei, sua sorella di latte, senza farne il nome, e ne racconta la vita fin dalla nascita, ora con un tono protettivo, ora tradendo un poco di invidia per la vita cui è stata destinata la sorella nell’affascinante città mercantile di Venezia, molto differente dalla propria…
L’ultima parte, che dà il titolo al libro, ruota intorno al giovane Alberto (Otto-Albert Hirschman, futuro economista, allievo di Pierpaolo Luzzatto Fegiz), studente universitario di origini tedesche, trasferitosi da poco a Trieste con la sorella Ursula, che ha sposato il professore di italiano e storia dell’istituto magistrale (Eugenio Colorni).
La vicenda viene presentata al lettore attraverso gli occhi, le voci e i pettegolezzi degli avventori dei bar della città, che osservano e giudicano, suppongono e immaginano quale sia la natura, l’indole di quel ragazzo che “aspetta il professore davanti alla scuola”.
Sono i pregiudizi misti a un fondo di razzismo e alla tipica curiosità, figlia della noia, che animano e alimentano il chiacchiericcio a Trieste che, in quanto città di frontiera e di mare, è per sua natura esposta al presunto pericolo dello straniero. Anche in questo caso la storia diventa dunque un pretesto per (ri)portare alla luce vite di uomini e donne dimenticate, e viceversa.
Ma, come già nella Ragazza con la Leica, l’autrice lascia che la storia con la “s” maiuscola funga da sfondo – pur plastico e vivo per l’influenza che ha su personaggi e vicende –, così anche le vicende qui raccontate, recuperate dalle ceneri del tempo, sono incentrate su figure dimenticate dalle cronache più conosciute, dalle “vulgate” dei nostri anni.
Libri per bambini e ragazzi: programma e novità della 60esima edizione di Bologna Children’s Book Fair 2023
Dal 6 al 9 marzo la 60esima edizione di Bologna Children’s Book Fair, il più importante appuntamento mondiale dedicato allo scambio di diritti editoriali per bambini e ragazzi. Spazio a ospiti da tutto il mondo, premi e mostre.
1964-2023: festeggia sessant’anni Bologna Children’s Book Fair (BCBF), il più importante appuntamento mondiale dedicato allo scambio di diritti editoriali per bambini e ragazzi.
Un traguardo che, come spiega la presentazione dell’edizione 2023 della fiera dell’editoria per ragazzi di Bologna, si fa ora occasione di analisi dei risultati raggiunti e insieme di sguardo al futuro con idee, energie e progetti nuovi.
Nel 2022, tra l’altro, il mercato dei libri per bambini e ragazzi in Italia vale 268,4 milioni di euro. Se aggiungiamo anche i fumetti per bambini e ragazzi si arriva a una cifra di 283 milioni. È il 18% di quanto hanno speso gli italiani nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione per l’acquisto di libri nel 2022. In termini di copie si tratta di 23 milioni di libri venduti: più di un libro su cinque.
1350 sono gli espositori in arrivo a Bologna da circa 90 Paesi e regioni del mondo: assieme a Bologna Licensing Trade Fair/Kids (BLTF/K) e a BolognaBookPlus (BBPlus), l’appuntamento è dunque nei padiglioni di BolognaFiere dal 6 al 9 marzo 2023: Still rocking at 60!
E per un compleanno tutto da festeggiare, Bologna Children’s Book Fair ha voluto invitare, riunendoli da ogni parte del mondo, i più grandi nomi dell’illustrazione e dell’editoria per bambini e ragazzi che hanno segnato, con il loro lavoro, la loro presenza e il loro contributo, questi primi sessant’anni di attività. Attesi in fiera, tra gli altri: Albertine Zullo, Beatrice Alemagna, Rotraut Susanne Berner, Marc Boutavant, Rebecca Dautremer, Laura Carlin, Suzy Lee, Nicholas Jubber, Katsumi Komagata, David Levithan, Leonard Marcus, Manuel Marsol, Sarah Mazzetti, Hasan Mousavi, Fabian Negrin, Roger Mello, Elena Odriozola, Martin Salisbury, Alessandro Sanna, Axel Scheffler, Susanna Tamaro e Klaas Verplancke.
“Compiere 60 anni e sentirsi così in forma è una grande emozione e compierli sentendo tutta la comunità del libro così vicina e partecipe è una grandissima gioia. È anche una responsabilità e un incoraggiamento a fare sempre di più. Se guardiamo alla strada percorsa da quando festeggiammo il 50° dieci anni fa vediamo uno sviluppo enorme della nostra presenza all’estero e del nostro raggio di attività: oggi la Bologna book fair è un sistema di fiere che spazia dal libro per ragazzi, al licensing, all’editoria in generale, con una estensione dall’altra parte del mondo, a Shanghai, e un ciclo continuo di collaborazioni e presenze in tanti paesi diversi. Se guardiamo al futuro…. I progetti non mancano, BCBF è pronta a rimettersi al lavoro per il prossimo decennio con l’energia e la creatività di sempre: ‘still rocking‘, come recita il nostro slogan!”, sottolinea Elena Pasoli, Exhibition Manager di Bologna Children’s Book Fair.
Non solo “It Ends With Us”: i libri bestseller di Colleen Hoover
Colleen Hoover, scrittrice originaria del Texas, a 43 anni ha raggiunto il successo internazionale con romanzi come “It Ends With Us” e “All Your Perfects”, riuscendo a commuovere i tiktoker di tutto il mondo e spopolando in libreria con le sue storie young adult intrise di nostalgia, delicatezza e temi attuali (che a breve verranno trasposte anche al cinema) – Un excursus che ripercorre la sua produzione, tra serie romance e titoli autoconclusivi…
Su TikTok l’hashtag dedicato al suo romanzo più famoso ha quasi un miliardo e mezzo di visualizzazioni, secondo il New York Times cinque dei libri più venduti negli Stati Uniti nel 2022 portano la sua firma e in totale, con le sue pubblicazioni, ha già superato quota 20 milioni di copie.
Parliamo di Colleen Hoover, autrice originaria del Texas che a 43 anni ha raggiunto il successo internazionale ed è riuscita a commuovere i booktoker di tutto il mondo, spopolando in libreria con le sue storie young adult intrise di nostalgia, delicatezza e temi fortemente attuali, che a breve verranno trasposte anche al cinema.
Ma com’è cominciata la sua fortuna editoriale e, soprattutto, da dove conviene cominciare a leggere le sue opere? Da It Ends With Us (Sperling & Kupfer, traduzione di Roberta Zuppet) a All Your Perfects (Sperling & Kupfer, traduzione di Elena Paganelli), passando per i libri autoconclusivi e per quelli che ha scritto a quattro a mani, ecco quello che c’è da sapere su questa scrittrice e sui suoi titoli già tradotti in italiano…
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Nata nel 1979 a Sulphur Springs, nella Hopkins County, Margareth Colleen Hoover cresce e studia nella città di Saltillo, per poi frequentare la Texas A&M-Commerce e laurearsi in Assistenza sociale. Nel 2000 sposa Heath Hoover, da cui avrà tre figli, e si divide fra più lavoretti pur di sbarcare il lunario.
Quando poi, nel 2011, una frase della canzone Head Full of Doubt/Road Full of Promise degli Avett Brothers le dà lo spunto per una storia, decide di provare a scriverla nei ritagli di tempo e di autopubblicarla su Amazon per permettere a sua madre, che si è da poco iscritta alla piattaforma, di leggerla comodamente dal suo ereader.
Il verso in questione è Decide what to be and go be it, che fa quindi da filo conduttore a Slammed, il suo libro d’esordio, tradotto in italiano da Giulia De Biase per Fabbri con il titolo Tutto ciò che sappiamo dell’amore. E a sancire l’inizio del suo successo nel genere romance è un immediato passaparola che porta in pochi mesi la bookblogger Maryse Black a recensire l’opera e a diffondere la voce.
Così, notata dalle case editrici e sempre più amata dai lettori, Colleen Hoover firma i suoi primi contratti, vince ben cinque volte il premio di Goodreads per il libro più votato e decide di lasciare il lavoro per dedicarsi a tempo pieno a una nuova attività: quella di bestsellerista arrivata da qualche anno anche su TikTok, dove la sua fama ha raggiunto il culmine.
Fra reel di ragazze in lacrime e liste di motivi per cui vale la pena scoprire i suoi romanzi, i creator della piattaforma la considerano infatti un’autrice di rara sensibilità, che nel frattempo viene oggi seguita da oltre un milione di follower sul suo canale Instagram, dove parla della sua famiglia, racconta i dietro le quinte della sua scrittura e suggerisce nuovi spunti di riflessione sui suoi personaggi.
Nel 2015, inoltre, Colleen Hoover e la sua famiglia hanno aperto la libreria The Bookworm Box, che a chi sottoscrive un abbonamento mensile regala di volta in volta dei libri autografati da autori importanti del nostro tempo, il cui ricavato viene devoluto in beneficenza.
Torino riscopre Alberto Moravia: incontri, film e mostre fino a maggio
“Nato per Narrare: riscoprire Alberto Moravia”, il progetto realizzato dalla Fondazione Circolo dei lettori insieme alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e al Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con Associazione Fondo Moravia, Bompiani e Gallerie d’Italia – I particolari e i protagonisti, tra incontri, film e mostre
Figura di profonda complessità capace di attraversare generi e discipline – scrittore, critico d’arte e di cinema, intellettuale militante, viaggiatore – Alberto Moravia è al centro di un progetto ideato dalla Fondazione Circolo dei lettori.
Moravia vive tante vite: romanziere, è la voce di una narrativa limpida e oggettiva così distante dalla letteratura del presente per la quale rappresenta tuttavia un modello imprescindibile. Ma è anche critico d’arte e di cinema, viaggiatore, osservatore del mondo e delle pulsioni umane. È su questo incrocio di linguaggi, arti e pensiero che la Fondazione Circolo dei lettori presenta Nato per Narrare: riscoprire Alberto Moravia, progetto realizzato insieme alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e al Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con Associazione Fondo Moravia, Bompiani e Gallerie d’Italia.
Dopo gli omaggi a Primo Levi e Carlo Levi, per il secondo anno la Fondazione Circolo dei lettori, insieme ai partner.
Alla GAM dal 7 marzo al 4 giugno, è aperta la mostra Alberto Moravia. Non so perché non ho fatto il pittore a cura di Luca Beatrice ed Elena Loewenthal: “nella wunderkammer si delinea il senso di Alberto Moravia per le arti visive e la pittura, rintracciabile nel filo dei suoi numerosi interventi per la Gazzetta del Popolo, il Corriere della Sera, riviste, testi in catalogo e prefazioni per diversi artisti, gli anni tra i ’30 e l’anno della morte”. Scrisse per Enrico Paulucci e Carlo Levi, ebbe un lungo sodalizio con Renato Guttuso, visse nella Roma degli anni ’60, capitale dell’arte internazionale insieme a Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Titina Maselli e alla fotografa Elisabetta Catalano cui si deve uno dei ritratti più intensi.
Il 7 marzo, nello stesso giorno di apertura al pubblico della mostra alla GAM, al Circolo dei lettori è Dacia Maraini ad aprire il ciclo di riflessioni, letture, conversazioni e spettacoli sui romanzi, gli scritti, la figura di Moravia. Con Maraini dialogano l’editore e grande amico di Moravia Mario Andreose, la direttrice editoriale di Bompiani Beatrice Masini ed Elisabetta Sgarbi, direttrice generale della Nave di Teseo.
Mercoledì 9 marzo alle Gallerie d’Italia, lo scrittore e giornalista culturale Alain Elkann dialoga con Carmen Llera Moravia, vedova del grande autore. Al Circolo dei lettori, gli altri principali appuntamenti sono fissati per le serate dei martedì del mese: il 14 marzo Elena Stancanelli legge l’amore in Moravia nella lectio L’insudicia amore, come Umberto Saba definiva il gesto amoroso, le relazioni, il sesso nell’opera moraviana; il 21 marzo in Moravia il nostro Chatwin, Camilla Baresani racconta i viaggi dello scrittore alla ricerca delle contraddizioni dell’Occidente e della contemplazione dell’ignoto, in luoghi e mondi remoti e primitivi; martedì 28 dalle ore 17, al Circolo dei lettori è tempo della Maratona Moraviana. Condotta da Elena Loewenthal, con le letture dell’attrice Viola Sartoretto, la maratona dedicata ad Alberto Moravia si snoda in tre filoni: pensiero, arte e corpo.
Il critico francese René De Ceccatty e il professor Giorgio Ficara ragionano sull’eredità intellettuale dell’autore nel corso dell’incontro Il pensiero critico; Alessandra Grandelis, studiosa e autrice per Bompiani di Non so perché non ho fatto il pittore, dialoga con Luca Beatrice; infine gli scrittori Edoardo Albinati e Giacomo Papi, nella conversazione conclusiva della maratona moraviana Scrivere il corpo e il corpo politico, si confrontano sul corpo, cuore della narrazione moraviana.
Altri appuntamenti sono Io ed Elsa, uno spettacolo realizzato da Tangram teatro Torino, con Bruno Maria Ferraro e Patrizia Pozzi, regia di Ivana Ferri, sul rapporto tumultuoso e complesso tra Elsa Morante e Moravia e l’Osservatorio sul Romanzo, in programma giovedì 16 marzo, nel quale un gruppo di studiosi presenta la loro indagine sulla forma romanzo, scandagliando la profonda influenza dell’opera di Alberto Moravia, a partire da Gli indifferenti.
Fino al primo aprile nelle stanze del Circolo dei lettori è allestita Dedicato a te, una speciale esposizione di libri di autori contemporanei, tratti dalla biblioteca personale di Alberto Moravia, con dedica personale.
Il viaggio tra gli scritti e l’eredità moraviana di Nato per narrare si conclude al Lingotto il 20 maggio: per la XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro, il premio Pulitzer Jhumpa Lahiri ragiona sulla dimensione oraziana di Alberto Moravia nella lectio Moravia è un autore classico?
Il Museo Nazionale del Cinema partecipa a riscoperta, dedicando all’autore un’esposizione e una retrospettiva dei film tratti dai classici dell’autore.
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