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IL COLORE NEI LIBRI

Non solo nelle arti visive e in natura la magnifica moltitudine dei colori si manifesta. Anche i libri – non solo quelli illustrati! – sono capaci di raccontarne l’anima e di raffigurarne, attraverso il linguaggio scritto, l’intrinseco valore.

Emblematico in questo senso il brano con cui il pittore russo Vasilij Kandinskij, precursore dell’astrattismo, espone l’intreccio che può divenire indissolubile tra colore e parola: «Il rosa, il lilla, il giallo, il bianco, il turchino, il verde pistacchio, il rosso fiamma delle case e delle chiese si uniscono al coro con il prato di un verde folle e il mormorio profondo degli alberi; e insieme è la neve dalle mille voci canore e l’allegretto dei rami spogli e infine la cintura della rossa muraglia del Cremlino severo, diritto, silenzioso. E sopra tutto, come un grido di trionfo, come un alleluia immortale scoppia la linea bianca intagliata, rigida del campanile di Ivan Velikij. La testa d’oro della sua cupola tende verso il cielo una nostalgia acuta ed eterna. La sua sagoma slanciata è, tra le stelle multicolori o dorate delle altre cupole, il vero sole di Mosca».

Riccardo Falcinelli, uno dei più rinomati visual designer italiani, al suo attivo la progettazione grafica di numerosi libri e collane, nel suo CROMORAMA, opera unica nel suo genere che, in un dialogo tra illustrazioni e storie, racconta di come si sia formato lo sguardo “moderno”, nel primo capitolo, dedicato al “Giallo Industriale”, propone un aneddoto rivelatore: la matita è di colore giallo per antonomasia perché fu questo il colore che avvolse la grafite nel lancio della Koh-I-Noor all’Esposizione di Chicago 1893. A distanza di 130 anni, messi di fronte a una matita gialla e a una verde, i consumatori, a dispetto del fatto che al loro interno siano identiche, sono convinti che quelle verdi si spuntino prima perché di qualità inferiore. Il colore, in questo caso, si è trasformato in un’idea, un’aspettativa.

A riprova del fatto che i colori, con le loro infinite tonalità, hanno una vita, nascono, crescono, muoiono e a volta hanno anche seconde o terze vite, la giornalista e storica della cultura, la britannica Kassia St Clair, nel suo ATLANTE SENTIMENTALE DEI COLORI, sulla base di una suddivisione dei colori in famiglie principale, ha selezionato le sfumature che hanno «una storia degna di nota, perturbante o semplicemente troppo bella per non essere raccontata». Dando così vita a un libro che si trova a metà strada tra un piccolo manuale e lo studio di 76 singoli personaggi. Alcuni di questi personaggi sono pigmenti adoperati dai pittori, a volte sono semplici coloranti, altri sono più vicini a delle idee o a dei costrutti socioculturali.

Lo storico del colore Michel Pastoureau, nel suo UN COLORE TIRA L’ALTRO, dichiara infine che il colore, che è prima di tutto «un’astrazione, un’idea, un concetto», acquista significato soltanto se associato o contrapposto ad altri colori. Il saggista francese, che afferma di scegliere sempre, come regalo ai bimbi degli amici, una scatola di colori si chiede: «cosa c’è di più bello di un campionario di colori?». E da sé risponde: «niente, assolutamente niente».

Non possiamo concludere che citando l’immenso scrittore, poeta e drammaturgo sette-ottocentesco, Johann Wolfgang von Goethe, il quale, in una lettera a Johann Eckermann del 19 febbraio 1829 scriveva: «Io non provo orgoglio per tutto ciò che come poeta ho prodotto. Insieme a me hanno vissuto buoni poeti, altri ancora migliori hanno vissuto prima di me, e ce ne saranno altri dopo. Sono invece orgoglioso del fatto che, nel mio secolo, sono stato l’unico che ha visto chiaro in questa difficile scienza del colore, e sono cosciente di essere superiore a molti saggi.» E in effetti, il suo progetto scientifico più ambizioso, LA TEORIA DEI COLORI, che ha influenzato filosofi come Wittgenstein e pittori come Kandinskij, Klee, Albers, dimostra tutt’oggi una vitalità ininterrotta.


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